La distanza che separa Las Vegas, in Nevada, da Lincoln, in Nebraska, è di 418 ore di cammino. Come lo so? Sto scrivendo un distopico e devo far spostare i miei protagonisti tra questi due posti in un mondo dove le macchine non esistono più. Fare lo scrittore significa vivere in mondi e storie che devi creare, a volte da zero, ma ciò non significa che questi ambienti o fatti possano essere surreali. Un ambiente descritto in maniera del tutto separata dalla trama, un avvenimento che non è possibile che accada in un luogo precedentemente descritto o semplicemente leggi della fisica che vengono completamente stravolte, sono quegli errori che ti fanno chiudere il libro e smettere di leggerlo. Questo capita anche quando si scrivono romance, anche se magari non è così complicato come un fantasy o un distopico. Quante volte vi è capitato di leggere di ragazzini minorenni che entrano in un bar americano e si ubriacano fino a collassare? Ecco, a me tante volte ed è la ragione per cui ho generalmente dato due stelline al libro che potenzialmente aveva una trama abbastanza avvincente. Mi sono ritrovata di fronte a un errore talmente fastidioso che mi impedisce di godermi il resto del romanzo: io negli Stati Uniti ci sono stata diverse volte e quando ero più giovane mi hanno sempre chiesto un documento d’identità all’entrata dei locali perché l’età legale per bere è 21 anni. Nessun locale ti fa entrare senza chiederti un documento valido, se anche solo vagamente potresti sembrare minorenne. Quei posti con l’alcol ci lavorano, se un bar perde la licenza per gli alcolici perché li ha serviti a un minorenne, chiude i battenti e non li riapre più. Nessuno sano di mente rischia la licenza per far ubriacare un ragazzino, per questo ritrovarlo nei libri mi infastidisce, significa che non è stato fatto un minimo di ricerca sull’argomento. Dicono che per tirare fuori un buon libro si debba scrivere di ciò che si conosce ma non per questo un italiano deve scrivere solo dell’Italia o un americano solo dell’America. Nell’era di internet non è difficile conoscere usi e costumi di altri paesi e informarsi su come girino le cose. Il problema, però, è un altro: da dove comincio le mie ricerche? Cosa cerco? La risposta non è difficile se si conoscono i propri personaggi. Da dove vengono? Che vita hanno avuto fino a quel momento? Sono domande fondamentali che servono a una persona per capire esattamente cosa cercare. Se trovare informazioni al giorno d’oggi non è difficile, sapere quali cercare, invece è tutta un’altra storia. Il mio protagonista maschile è uno che lavora nell’alta finanza a Manhattan ma la trama prevede che si innamori di una ragazza del Bronx? Come la trova? Come si incontrano? Difficile che lui frequenti locali diversi da quelli di Tribeca, dove lei quasi sicuramente non bazzicherà con le sue amiche, però se lei stesse cercando un lavoro migliore rispetto a quello del bar malfamato in cui lavora, l’occasione potrebbe esserci. Ecco che le nostre ricerche partirebbero dai locali più frequentati dai giovani rampanti della finanza nella città più vibrante e caotica del mondo. Google in questo caso ci viene in soccorso, tutti i locali hanno siti con foto da cui partire per descrivere l’ambiente; le foto, invece dei frequentatori del locale che postano sui social ci danno un’idea di come ci si vada vestiti, di come sia l’ambiente, di come si riconoscano i dipendenti. Ecco che, se sappiamo come vivono i nostri personaggi, quale sia la loro storia, sappiamo anche come destreggiarci tra le ricerche e l’infinito mondo di Google. Rendere realistico un romanzo non è semplice, fare ricerche, invece, può essere anche divertente se abbiamo già in testa chi siano i nostri personaggi e viviamo in simbiosi con loro. Vuoi ricevere contenuti riguardanti i miei libri? Iscriviti alla mia newsletter!
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AutoreMoglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana. Seguimi su:Archivi
Novembre 2020
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