Le tre scomode verità sono le tre cose che avrei voluto sapere prima di iniziare a scrivere di professione; sono molto, molto semplici e banali, che ho dato per scontato, e su cui ho sbattuto di faccia durante questi anni, ritornando alla realtà in maniera brutale. Ve le descrivo qui sotto NON in ordine di importanza, dal mio punto di vista le metto tutte sullo stesso piano come impatto che hanno avuto su di me e sul mio lavoro. 1. Ti ritrovi a competere con tutti in un mercato virtualmente privo di competizione. Siamo onesti, il mercato del libro è uno di quelli dove ci dovrebbe essere meno competizione in assoluto, dove il lettore non si limita a comprare un solo libro o un solo autore. Un esempio molto pratico per capire di cosa sto parlando è quello dei cellulari: un cliente Samsung che passa a iPhone, è un cliente perso. Per Samsung, non riuscire a fidelizzare quel cliente e fargli comprare il modello successivo e farselo sfuggire a favore della concorrenza, significa che quel cliente non tornerà mai indietro. Nel caso dei libri, invece, un lettore non si fermerà al singolo libro o al singolo autore, anzi, vorrà leggerne sempre di più, vorrà conoscere nuovi autori, trovare nuove storie, soddisfare la sua sete di lettura che non si estingue con il singolo libro. Partendo da questa premessa, la cosa più logica da fare, per far crescere il numero di lettori, sarebbe quello di collaborare con altri autori per unire i propri follower e far crescere il numero di persone che vengono a conoscenza del libro, giusto? Sbagliato! Ci si ritrova spesso a lottare con altre persone che fanno di tutto per affossare gli altri autori per avere numeri più alti, posizioni in classifica in più, o il gruppo più grande su Facebook. È la peggiore situazione in cui ci si possa trovare perché, mentre le posizioni in classifica possono essere lusinghiere, in realtà nessuno ci guadagna perché quelle posizioni sono state conquistate a suon di libri NON VENDUTI dalla concorrenza, non perché la persona in oggetto abbia venduto effettivamente di più. 2. Scrivere un buon libro non significa vendere. Puoi anche essere il nuovo King o Martin, ma se non hai community non vendi e non sei notato da chi potenzialmente ti fa vendere (leggi Case Editrici). Essere presenti sui social, far sentire la propria voce, chiedere senza di timore di essere seguiti è una parte fondamentale del lavoro di scrittore, più importante di scrivere un buon libro dall’editing impeccabile. In fin dei conti puoi avere per le mani il capolavoro del secolo ma se nessuno sa che lo hai scritto, resta qualcosa di bello che hai fatto solo per te. Giusto per essere chiari, chi ha scritto un pessimo libro senza editing alla lunga non paga, ma sicuramente se c’è gran clamore attorno al suo nome, difficilmente la gente poi se ne dimentica, se è una persona intelligente, al prossimo libro lavorerà sul testo e sfrutterà la sua popolarità per vendere. 3. Armati di pazienza infinita. Fare lo scrittore significa avere la resistenza del maratoneta, non lo scatto del centometrista. I colpi di fortuna non capitano, o almeno non capitano a chi se ne rimane seduto ad aspettare che il suo libro diventi un best seller. Bisogna armarsi di tanta umiltà e andare avanti, lavorare anche quando sei demoralizzato e demotivato, incassare rifiuti e farne tesoro, piangere di fronte alle recensioni brutte e non appendere la penna al chiodo. Bisogna avere la capacità di distaccarsi e osservare il lavoro che si è fatto mettendosi dal punto di vista dello spettatore esterno: non serve a niente guardare quanto manca ancora ad arrivare in cima alla scala, bisogna voltarsi e vedere quanti gradini si sono già fatti per arrivare fino a lì. I piccoli passi e i singoli gradini sono quelli che ti fanno arrivare in cima… e quando arrivi su, sai cosa scopri? Che in realtà quello è solo il primo pianerottolo, che ci sono altre scale, altri gradini che ti portano più in alto. In fondo nella vita non smetti mai di imparare e la scrittura non fa eccezione. Queste tre cose pensavo di saperle, pensavo di averle capite e fatte mie, invece mi sono ritrovata a faticare non poco di fronte alla portata di questi tre punti che reputavo banali ma che avevo enormemente sottovalutato. Vuoi ricevere altri contenuti come questo? Iscriviti alla mia newsletter.
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AutoreMoglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana. Seguimi su:Archivi
Novembre 2020
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