ERIKA VANZIN
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una parola che odio

30/6/2020

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C’è una parola che vi dà particolarmente fastidio quando la sentite? La mia è “trash”. Programma televisivo trash, serie trash, film trash, libro trash, ormai è di uso comune usare questo termine per definire un  prodotto di bassa qualità. A me questa parola non piace, per niente.
​Trash significa letteralmente spazzatura e definire il lavoro di qualcuno “spazzatura” perché non rientra negli alti standard che gli intellettuali hanno settato, la ritengo una mancanza di rispetto. Dietro ad ogni prodotto televisivo o libro, c’è il lavoro di numerose persone che ci mettono anima e corpo in quello che fanno, definendolo “trash” si sminuisce il lavoro di quelle persone. Non solo, si sminuisce il valore delle persone che guardano/leggono quel prodotto e ne provano soddisfazione o piacere.
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Photo by Markus Spiske on Unsplash
​Un programma o un libro possono non avere un’elevata qualità, non avere dei significati profondi o insegnare necessariamente qualcosa, ma possono comunque tenere compagnia a una persona. Spesso e volentieri le persone hanno bisogno di un momento di evasione e svago e non avere voglia di qualcosa di impegnativo, non per questo devono essere trattate come spazzatura.
Un prodotto non riscontra i gusti delle persone? Quel prodotto non venderà e verrà ritirato, è una semplice questione di leggi di mercato: se vendi vai avanti, se non vendi vieni cancellato. Definirlo trash, però, va oltre. Va a intaccare a livello personale il lavoro di chi ha realizzato quel prodotto.
Sento spesso persone lamentarsi che gli autori di determinati generi vengono definiti di serie B da chi ritiene che certi generi sono inferiori ad altri. Gli autori si sentono, giustamente, sminuiti e defraudati di un riconoscimento del loro lavoro e impegno. La parola “trash”, a mio parere, è ancora peggio: non solo non ne viene riconosciuto il valore, ma viene addirittura etichettato come “Spazzatura”.
Il termine “trash” non definisce la qualità di un prodotto, definisce “spazzatura” il lavoro di qualcuno e per questo mi infastidisce profondamente quando viene usato.

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    Moglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana.

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