Come ormai sapete, Backstge parla di musica, in particolare parla di una grossa band di fama mondiale e dei novellini sconosciuti che li accompagnano nel loro tour degli Stati Uniti. Nel libro è stato possibile una cosa del genere perché dietro c’era un concorso legato all’immagine della band più famosa ed è stato messo in piedi tutto il circo mediatico e campagne di marketing con budget alti che una casa discografica può avere. La band meno famosa è stata accolta sotto l’ala protettiva del management che ha visto in loro del potenziale per poterli far diventare famosi e con dei guadagni potenzialmente alti rispetto all’investimento fatto.
Ma che vita fanno davvero le band di supporto?
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Backstage è un libro che parla di una rock band vecchio stampo, quelle che si faticano a vedere nascere in questi giorni. Al giorno d’oggi, infatti, il pop ha molta più risonanza commerciale, rendendo i ragazzini delle boy band dei veri e propri idoli. Questo fenomeno fa spesso storcere il naso alle persone un po’ più grandine che hanno vissuto la musica di qualche anno fa, che considerano questi fenomeni di poco valore, sia musicale che come artisti. Ma questi ragazzini, sono davvero così da sottovalutare?
Quanto vale la vita privata di un vip? Uno di quelli famosi che quando pronunci il suo nome, una buona fetta della popolazione mondiale sa di chi stai parlando. In Backstage Damian, il protagonista del libro, è un personaggio famoso inseguito dai paparazzi, ogni foto scattata ha un valore quando venduta a un giornale, ma come quantificano quanto pagare quella foto?
La pandemia ci ha cambiato la vita, questo ormai è più che chiaro a tutti, sia dal punto di vista privato che da quello lavorativo. Mentre per alcuni settori economici è stato comunque possibile lavorare da casa, per altri è stata una battuta d’arresto improvvisa e destabilizzante. La settimana scorsa, nel mio post, ho parlato della vita del musicista in Italia, di come non sia facile sopravvivere facendo questo lavoro. Questa settimana voglio parlare di come questa quarantena abbia messo in ginocchio chi vive di musica, indipendentemente dal paese in cui si abita.
Il mio prossimo libro in uscita, Backstage, parla di quello che è sempre stato uno dei miei amori: la musica. Mentre il libro racconta di chi ce l’ha fatta e ha avuto successo, io volevo dare spazio con questo post a chi, invece, lotta per farlo di lavoro in un paese come l’Italia.
Il romanzo “vieni a prendermi” e tutta la Stanford Series, è ambientata in un college americano, quello appunto di Stanford. La protagonista in questione fatica a trovare la sua strada, a decidere cosa fare nella vita. Ne avevo già parlato in precedenza in un altro post, affrontando il tema che a diciotto anni non sai cosa vuoi fare, in questo post voglio analizzare l’argomento che parte da una prospettiva diversa: serve ancora una laurea? Vale davvero la pena iscriversi all’università?
Il 16 aprile 2020 in questo post, scrivevo di come il colore della pelle può determinare le opportunità che la persona ha per il proprio futuro. Poco più di un mese dopo mi ritrovo a scrivere un post di come il colore della pelle decide se vivi o muori.
Nel post della settimana scorsa parlavo della violazione della privacy da parte di utenti che frequentano i social network e che postano senza il consenso immagini o fatti di terze persone. In particolare ho parlato delle conseguenze a dir poco disastrose del post su TikTok di uno studente di un college americano che ha portato al licenziamento del professore coinvolto a sua insaputa. La colpa del professore in questione è stata quella di guardare un sito porno, cosa del tutto legale e soprattutto privata ma che è finita su tutte le prime pagine dei giornali.
Guardare un porno non è reato (per lo meno non nella maggior parte dei paesi) a patto che le persone coinvolte siano adulti consenzienti e del tutto consapevoli che quelle immagini e video finiscono online a disposizione di tutti. Il rovescio della medaglia, e il problema che ne consegue, è che a volte questi siti raccolgono video amatoriali che non hanno il consenso alla distribuzione da parte delle persone ritratte (generalmente una delle due parti non è coinvolta nella decisione di distribuirlo). La settimana scorsa ho parlato nel post di Into the book del fatto che nel primo libro della London Series, “Resta con me”, il protagonista è un personaggio famoso e, per lui, la questione della privacy, può diventare particolarmente fastidiosa. I social network, però, hanno ridotto la privacy anche delle persone normali. Non sto parlando dei nostri dati personali che le società come Facebook raccolgono e usano a scopi lucrativi, sto parlando degli altri utenti che usufruiscono dei social network e che sono in diretto contatto con noi.
Il primo capitolo del libro “Resta con me” della London series parla di come Joshua incontra uno dei suoi attori preferiti, casualmente, in uno skatepark. Quel primo capitolo, a parte il finale che serve da aggancio al resto della storia, ricorda in maniera molto romanzata come ho incontrato un attore che stimo molto in uno skatepark di Londra. Perché ho voluto scrivere quella storia? Il motivo è perché ho voluto raccontare di un incontro che per me è stato importante ma allo stesso tempo surreale.
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AutoreMoglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana. Seguimi su:Archivi
July 2020
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