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Uno degli argomenti che tratto ne “la giara delle imperfezioni” è scaturito dall’esigenza di dare un senso a un video che un giornale di tiratura nazionale ha riportato sul suo sito. Era un video di un’aggressione da parte di alcune ragazzine ai danni di una compagna. La cosa che più mi ha sconvolto, a parte la violenza disumana che ne scaturiva, era che le persone attorno erano raggruppate a filmare con i loro telefoni piuttosto che intervenire per aiutare questa ragazzina.
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Quante volte ci è capitato di sentire un pettegolezzo e avere la curiosità di andare più a fondo della questione? Inutile nascondersi, è capitato a tutti almeno una volta nella vita. La curiosità di saperne di più è insita nella natura umana e non è sbagliata, se questa non diventa morbosa o cattiva.
Vi è mai capitato di trovarvi nel bel mezzo di una discussione con un gruppo di persone e sentirvi attaccare nonostante abbiate ragione? A me è capitato spesso, soprattutto sui social, ma occasionalmente anche nella vita reale. È una sensazione strana, oserei dire brutta per via del senso di impotenza di fronte al fatto che non è facile, se non impossibile, far vedere un altro punto di vista a queste persone.
Pedalo veloce per la via principale di questo paese fin troppo piccolo. E pensare che quando ero bambina mi sembrava enorme, invece crescendo mi sono resa conto che è limitato, esattamente come la mentalità delle persone che lo popolano. La chiesa, un supermercato, il benzinaio, un panettiere che è anche un caffè, un pub e una tavola calda sono tutto quello che si può trovare oltre alle case sparse, distanti l’una dall’altra, circondate da alberi secolari e prati ingialliti dal sole. Le tapparelle sono abbassate per tenere fuori la calura estiva ma soprattutto gli ospiti indesiderati. Perché questo paese è così, chiuso a chiunque non rientri nei suoi standard, lontano da qualunque novità che le televisioni, tenute a volume basso durante i pomeriggi torridi come questo, propongono senza mai arrivare davvero alle orecchie di chi qui ci è nato e cresciuto. Tra pozzi di petrolio e allevamenti di bestiame, tutto è rimasto fermo e statico come una bicicletta appoggiata a un muro a bruciare sotto il sole. Scott Brown, protagonista maschile de “la giara delle imperfezioni”, è un ragazzo ricco di New York discendente di una famiglia a capo di un grande impero. L’azienda fondata dalla famiglia della madre si occupa di energie rinnovabili, quindi di impianti che utilizzano principalmente sole e vento per produrre energia ecosostenibile. Una missione, la loro, molto importante ma che a volte non viene avvertita come un valore aggiunto ma piuttosto una minaccia.
Ricordo che una volta mia mamma mi disse “se vuoi ricevere la metà dei riconoscimenti di un uomo, devi lavorare il triplo e non lamentarti”. Avevo quindici anni e da quel giorno ne sono passati venticinque, ma le cose non sembrano essere cambiate, anzi, ultimamente pare che la società stia regredendo al punto in cui la donna è relegata al ruolo di sposa e madre all’interno della famiglia e senza poter avere nessuna aspirazione personale.
“La giara delle imperfezioni” si apre con l’incontro tra Daisy e Scott al fiume. Scott è una persona che Daisy non conosce, che non ha mai visto e quando corre a casa da Josh a raccontarlo la sua curiosità è più che evidente. Scott diventa l’argomento di conversazione dei due amici perché è una cosa che non capita spesso, quella di vedere stravolta la propria quotidianità da qualcuno che è esterno al proprio paesino.
C’è una cosa che accomuna tutti i miei romanzi, fin dai primi che ho scritto, in ognuno c’è un tema, un argomento, che mi sta particolarmente a cuore, per cui sento premere dentro di me la necessità di parlarne attraverso i miei personaggi.
Ne “la giara delle imperfezioni” Josh, un ragazzone di colore e gay, subisce la sorte peggiore in quanto viene considerato diverso, un fenomeno da baraccone, uno da cui stare distante. Il tema dell’omofobia è un tema che mi tocca particolarmente; da sempre sono sostenitrice dei diritti LGBTQ (e tutte le varianti a questo acronimo che includono tutte le sfumature dell’essere umano) e vederli calpestati spesso e volentieri mi fa arrabbiare come poche cose riescono a fare. |
AutoreMoglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana. Seguimi su:Archivi
September 2024
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