Il mio prossimo libro in uscita, Backstage, parla di quello che è sempre stato uno dei miei amori: la musica. Mentre il libro racconta di chi ce l’ha fatta e ha avuto successo, io volevo dare spazio con questo post a chi, invece, lotta per farlo di lavoro in un paese come l’Italia. Come sopravvivi se non sei uno dei grandi nomi della musica italiana? La risposta è, probabilmente, facendo un altro lavoro. Essere musicisti e vivere del tuo lavoro, in Italia, è una cosa che veramente pochi riescono a fare, se non sono davvero famosi. Perché è così difficile? La risposta non è una sola ma è un insieme di tante variabili che rendono l’ambiente musicale molto ostico per chi vuole farsi strada.
Sono poche, inoltre, le persone che amano ascoltare musica originale di una band. In Italia vanno moltissimo le cover band o le tribute band: coloro che suonano reinterpretando brani famosi o addirittura imitando i cantanti famosi proponendo uno spettacolo del tutto identico all’originale. È per questo motivo nei locali si trovano tantissimi gruppi che suonano musica di qualcun altro ma non la propria, riempiendo l’ambiente di cori che arrivano dal pubblico. È difficile trovare lo stesso entusiasmo per un gruppo che suona canzoni originali e questo si riflette sul numero di volte a cui questi gruppi viene concesso di suonare. Ci sono pochi locali destinati solamente alla musica dal vivo. Generalmente coloro che permettono ai gruppi di suonare sono pub e locali che hanno come business principale la ristorazione, la musica fa solo da contorno e pochi sono disposti a pagare un gruppo o far pagare il cliente per farlo suonare. La domanda tipica che il gestore fa a chi si propone per la serata è “quanta gente mi porti?” non vedendo la musica live come un valore aggiunto da dare al cliente ma come modo di venire dentro delle spese con le consumazioni che i fan della band possono portare. Poca gente significa minore incasso per la serata e band agli esordi (o con musica propria) sono escluse dal calendario, a meno che non lo facciano gratuitamente.
Da questo si capisce che fare il musicista in Italia non è poi così semplice e deve essere spesso accompagnato da un altro impiego. C’è chi è fortunato e magari riesce ad arrotondare insegnando musica, chi invece deve rassegnarsi e continuare a fare altro nella speranza che il duro lavoro ripaghi e che la sua situazione possa cambiare. La vita per gli artisti in generale è molto dura, in un paese chiuso come l’Italia, dove all'arte non viene dato un valore anche economico (l'artista viene visto come uno che ha una passione, non un vero e proprio lavoro). È per questo che molto spesso chi vuole vivere della propria arte decide di trasferirsi all’estero dove la sua professione è valorizzata. Vuoi ricevere notizie sulla mia vita a Seattle e approfondimenti sui libri che scrivo? Iscriviti alla mia newsletter, riceverai una mail a settimana. Niente spam, promesso.
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AutoreMoglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana. Seguimi su:Archivi
September 2024
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