Una delle cose che amo di più dell’essere una scrittrice è la varietà che ogni giorno porta con sé. Ho sempre saputo che non sarei mai stata una persona che brama la monotonia di un lavoro dalle 9 alle 17, timbrando il cartellino ogni giorno e facendo sempre le stesse cose. L’idea di farlo per il resto della mia vita? Onestamente, mi fa rabbrividire.
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Ogni autore ha un proprio processo creativo, e per me è un equilibrio tra scrittura, social media e preparazione, tutto in base allo stadio di sviluppo del libro. Col tempo, ho trovato un ritmo che funziona bene, adattando la mia routine a seconda che io sia immersa nella scrittura o in procinto di lanciare un libro. Ecco uno sguardo alla mia giornata tipica e a come cambiano le cose man mano che la pubblicazione si avvicina.
Photo by Andrijana Bozic on Unsplash
Come autrice di romanzi rosa contemporanei, il mio processo di scrittura si basa sull’equilibrio tra creatività e organizzazione. Che io stia lavorando alla mia serie “Los Angeles Billionaires” o pianificando il prossimo capitolo nella “Roadies Series,” avere gli strumenti giusti è fondamentale per mantenere il flusso di parole costante. Ecco due strumenti di cui non posso fare a meno: la mia clessidra e Scrivener.
Torniamo indietro a quando avevo 14 anni e sognavo un futuro in cui avrei sorseggiato champagne su uno yacht con Leonardo DiCaprio. Sì, ero convinta che fossimo destinati a stare insieme. L’unico ostacolo? Diventare un’attrice famosa, ovviamente! Dopotutto, come avrei potuto incontrare Leo, affascinarlo con le mie (inesistenti) doti recitative e fare il mio ingresso in una storia d’amore in pieno stile Hollywoodiano?
Come ormai sapete, Backstge parla di musica, in particolare parla di una grossa band di fama mondiale e dei novellini sconosciuti che li accompagnano nel loro tour degli Stati Uniti. Nel libro è stato possibile una cosa del genere perché dietro c’era un concorso legato all’immagine della band più famosa ed è stato messo in piedi tutto il circo mediatico e campagne di marketing con budget alti che una casa discografica può avere. La band meno famosa è stata accolta sotto l’ala protettiva del management che ha visto in loro del potenziale per poterli far diventare famosi e con dei guadagni potenzialmente alti rispetto all’investimento fatto.
Ma che vita fanno davvero le band di supporto? Backstage è un libro che parla di una rock band vecchio stampo, quelle che si faticano a vedere nascere in questi giorni. Al giorno d’oggi, infatti, il pop ha molta più risonanza commerciale, rendendo i ragazzini delle boy band dei veri e propri idoli. Questo fenomeno fa spesso storcere il naso alle persone un po’ più grandine che hanno vissuto la musica di qualche anno fa, che considerano questi fenomeni di poco valore, sia musicale che come artisti. Ma questi ragazzini, sono davvero così da sottovalutare?
Quanto vale la vita privata di un vip? Uno di quelli famosi che quando pronunci il suo nome, una buona fetta della popolazione mondiale sa di chi stai parlando. In Backstage Damian, il protagonista del libro, è un personaggio famoso inseguito dai paparazzi, ogni foto scattata ha un valore quando venduta a un giornale, ma come quantificano quanto pagare quella foto?
La pandemia ci ha cambiato la vita, questo ormai è più che chiaro a tutti, sia dal punto di vista privato che da quello lavorativo. Mentre per alcuni settori economici è stato comunque possibile lavorare da casa, per altri è stata una battuta d’arresto improvvisa e destabilizzante. La settimana scorsa, nel mio post, ho parlato della vita del musicista in Italia, di come non sia facile sopravvivere facendo questo lavoro. Questa settimana voglio parlare di come questa quarantena abbia messo in ginocchio chi vive di musica, indipendentemente dal paese in cui si abita.
Il mio prossimo libro in uscita, Backstage, parla di quello che è sempre stato uno dei miei amori: la musica. Mentre il libro racconta di chi ce l’ha fatta e ha avuto successo, io volevo dare spazio con questo post a chi, invece, lotta per farlo di lavoro in un paese come l’Italia.
Il romanzo “vieni a prendermi” e tutta la Stanford Series, è ambientata in un college americano, quello appunto di Stanford. La protagonista in questione fatica a trovare la sua strada, a decidere cosa fare nella vita. Ne avevo già parlato in precedenza in un altro post, affrontando il tema che a diciotto anni non sai cosa vuoi fare, in questo post voglio analizzare l’argomento che parte da una prospettiva diversa: serve ancora una laurea? Vale davvero la pena iscriversi all’università?
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AutoreMoglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana. Seguimi su:Archivi
September 2024
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