Ne “la giara delle imperfezioni” Scott è un ragazzo bianco che proviene da una famiglia ricca di New York. Ha un’intelligenza fuori dal comune e ciò l’ha portato a bruciare le tappe scolastiche, sfruttando l’accesso alle migliori scuole e i migliori insegnanti laureandosi giovanissimo. Il padre, viste le sue capacità, ha messo in campo tutte le sue conoscenze per fargli avere il meglio e fargli sfruttare quelle abilità fuori dal comune che lo rendono speciale. Se Scott fosse stato un ragazzo nero del Bronx, povero e con i genitori che fanno tre lavori ciascuno per poter mantenere la famiglia, avrebbe avuto le stesse possibilità? La risposta è, probabilmente no. Se fosse stato in queste condizioni, uno degli insegnanti avrebbe dovuto accorgersi di quelle capacità, avrebbe dovuto parlare con la famiglia, spingerlo a studiare di più, dedicarsi a lui trascurando gli altri alunni. Cosa poco realistica.
Facciamo finta che Scott sia un ragazzo povero di colore cresciuto nel Bronx. Ha la stessa intelligenza, stessa voglia di studiare, stessa passione viscerale per i libri. I genitori lo mandano in una scuola pubblica. Questa è la prima differenza che salta agli occhi: scuole pubbliche e scuole private sono ben distanti dall’essere la stessa cosa. In teoria dovrebbero offrire gli stessi insegnamenti, nella pratica non è così. Le scuole pubbliche non hanno fondi per finanziare nemmeno la ristrutturazione di aule cadenti, figuriamoci destinarli ad attrezzature che potrebbero migliorare la qualità dell’insegnamento. Le scuole private hanno rette esorbitanti e donazioni altrettanto notevoli che premettono di avere i mezzi d’insegnamento più all’avanguardia e aggiornati. Mettiamo caso che Scott sia abbastanza fortunato da avere genitori che si preoccupano per lui e che facciano i salti mortali per comprargli quello che gli serve per studiare. Scott, però, è costretto ad andare alla scuola del suo quartiere: una zona povera, sovraffollata, con famiglie che si portano dietro problemi che i figli non possono ignorare. Scott sarà in una classe con altri trenta bambini, la maggior parte dei quali non mangia nemmeno un pasto decente, se non quello che hanno a scuola, che non hanno i mezzi per rimanere al passo con gli insegnamenti (spesso non hanno i soldi per comprare penne e quaderni, figuriamoci, ad esempio, un computer). Gli insegnanti, a paga minima e in una struttura sotto organico, devono badare a centinaia di studenti e non hanno il tempo materiale per seguire tutti con particolare attenzione. Scott, nonostante la sua intelligenza e la sua voglia di fare, rimane uno fra tanti che deve sopravvivere fino alla fine del liceo.
Mettiamo caso che Scott sia il ragazzino di colore più fortunato del Bronx e che riesca effettivamente a ricevere una borsa di studio per entrare finalmente in una scuola privata che può garantirgli un’istruzione migliore. Ci arriva all’età del liceo, molto in ritardo rispetto allo Scott che cresce in una società bianca e ricca, non si laurea in tempi esorbitanti, ma almeno ha la possibilità di laurearsi. Lo Scott bianco e ricco e lo Scott di colore e povero sono nati esattamente con le stesse identiche capacità, con la stessa intelligenza e con la stessa voglia di studiare. Sulla carta la costituzione li mette sullo stesso piano, sono entrambi cittadini americani con gli stessi diritti e con l’accesso alle stesse opportunità. La realtà è che in certi ambienti ci entri facilmente solo se fai parte di una determinata etnia.
Mi viene in mente a tal proposito, Tom Brady. Brady è un uomo bianco quarterback da sempre dei Patriots (almeno fino a qualche settimana fa, quando è passato ai Buccaneers), stimato da tutti perché è un gran giocatore. Non nel senso fisico del termine, non è il più prestante fisicamente, ma è uno che trascina la squadra e ha una visione di gioco eccezionale. Tom Brady non è sempre stato così. Alle superiori e al college Tom non era una promessa del Football.
Ho voluto sottolineare questa differenza in “la giara delle imperfezioni”, l’abisso che c’è tra Scott e Daisy e Josh. Ho voluto sottolineare il fatto che, spesso, puoi essere la persona più in gamba del pianeta, ma se nasci dal lato sbagliato del pianeta, della città, del fiume o dello stato, il tuo futuro è condizionato da questo e, se uscirne è possibile, dovrai lavorare molto più degli altri per riuscirci. Grazie per aver letto fino alla fine questo articolo. Se ti piace avere maggiori informazioni riguardo ai miei libri, avere racconti gratis o semplicemente sbirciare nella mia vita qui a Seattle, puoi iscriverti alla mia newsletter settimanale. Niente spam, promesso.
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AutoreMoglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana. Seguimi su:Archivi
September 2024
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