ERIKA VANZIN
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Il compito ingrato delle band di supporto

30/7/2020

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Come ormai sapete, Backstge parla di musica, in particolare parla di una grossa band di fama mondiale e dei novellini sconosciuti che li accompagnano nel loro tour degli Stati Uniti. Nel libro è stato possibile una cosa del genere perché dietro c’era un concorso legato all’immagine della band più famosa ed è stato messo in piedi tutto il circo mediatico e campagne di marketing con budget alti che una casa discografica può avere. La band meno famosa è stata accolta sotto l’ala protettiva del management che ha visto in loro del potenziale per poterli far diventare famosi e con dei guadagni potenzialmente alti rispetto all’investimento fatto.
Ma che vita fanno davvero le band di supporto?
​Provate a pensare a un concerto, i fan che aspettano ore fuori da uno stadio per vedere la band per cui hanno pagato diverse centinaia di euro, l’emozione e la tensione che scorre nelle loro vene. Sono lì per una band soltanto e, onestamente, non prestano attenzione a niente altro. La band di supporto ha il compito di salire sul palco prima dell’evento principale e scaldare quel pubblico, farlo divertire, risvegliarlo da viaggi interminabili per raggiungere lo stadio e ore di attesa che spesso sono logoranti. Devono suonare per un pubblico che non è lì per loro, che nella maggior parte dei casi non sa chi siano e altre volte non sono nemmeno amati, insomma, hanno un compito davvero ingrato.
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Photo by Tijs van Leur on Unsplash
​Se da un lato hanno l’occasione unica di suonare di fronte a un pubblico enorme e farsi conoscere da potenziali nuovi fan, dall’altro devono scontrarsi con la freddezza di un pubblico che non ha mai sentito la loro musica e che non risponde ai loro incitamenti. Se siete stati a un concerto della vostra band preferita, saprete sicuramente che vi basta sentire le prime note di una loro canzone famosa per scatenare le urla della gente, l’euforia e l’entusiasmo, perché quella canzone tutti la conoscono, tutti la amano e tutti la cantano. La band di supporto non può contare su questo: la loro canzone più famosa non ha nessuna risonanza sul pubblico, non va a toccare quella sfera emotiva che scatena le urla della gente. 
Può essere la canzone più bella del mondo ma le persone che sono presenti in quello stadio l’ascoltano per la prima volta.
​È vero che le band di fama mondiale hanno di solito gruppi che aprono per loro che sono molto conosciuti, ma non per questo la cosa migliora. Qualche anno fa io e mio marito siamo stati al concerto dei Rolling Stones a Londra, avevano due date in città e una sera (quella a cui abbiamo partecipato) apriva per loro Liam Gallagher, la sera successiva i Florence and the Machine. Sono due tipologie di artisti molto diverse e molto note, ma in entrambi i casi il coro di voci negative è stato assordante. La sera in cui c’era Liam l’accoglienza tra il pubblico è stata a dir poco glaciale, leggendo gli articoli e i commenti della serata successiva ha praticamente descritto la stessa situazione. Nonostante fossero artisti famosi e con il loro seguito, molti hanno avuto da ridire sulla loro scelta e i risultati si sono visti durante i concerti con la risposta fredda del pubblico. Nessuno di noi era lì per vedere Liam Gallagher, eravamo tutti lì per i Rolling Stones.
​Che siano famosi o meno, le band di supporto hanno un compito davvero poco apprezzato ed estremamente difficile. Nonostante la ricompensa sia potenzialmente alta, come la visibilità fornita dalla band principale per cui il pubblico paga, il lavoro che viene fatto è enorme e spesso non ricompensato con una risposta calorosa da parte dei fan.

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    Moglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana.

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