Nel post della settimana scorsa parlavo della violazione della privacy da parte di utenti che frequentano i social network e che postano senza il consenso immagini o fatti di terze persone. In particolare ho parlato delle conseguenze a dir poco disastrose del post su TikTok di uno studente di un college americano che ha portato al licenziamento del professore coinvolto a sua insaputa. La colpa del professore in questione è stata quella di guardare un sito porno, cosa del tutto legale e soprattutto privata ma che è finita su tutte le prime pagine dei giornali. Guardare un porno non è reato (per lo meno non nella maggior parte dei paesi) a patto che le persone coinvolte siano adulti consenzienti e del tutto consapevoli che quelle immagini e video finiscono online a disposizione di tutti. Il rovescio della medaglia, e il problema che ne consegue, è che a volte questi siti raccolgono video amatoriali che non hanno il consenso alla distribuzione da parte delle persone ritratte (generalmente una delle due parti non è coinvolta nella decisione di distribuirlo). Il termine “revenge porn” è nato per descrivere proprio questo fenomeno, ovvero quello di distribuire foto o video online del proprio partner sessuale a sua insaputa, con lo scopo di “vendicarsi” della fine di una relazione o per semplicemente danneggiare o ricattare l’altro. Spesso il partner ripreso è consenziente nell’atto di filmarsi in momenti intimi della sua relazione, ma a volte questo viene fatto da uno dei due all’insaputa dell’altro. Anche se usato ampiamente, il termine “revenge porn” non è forse il più adatto a coprire tutte le sfumature di questo fenomeno che sta dilagando ultimamente, ma che sono anni che viene usato per ottenere ciò che si vuole dalle persone, che sia vendetta, umiliazione, o giochi di potere.
Ma se pensate che questo espediente sia usato soltanto per vendetta e soltanto nell’epoca dei social network, è un’idea da riconsiderare. Era il lontano 1995 quando Monica Lewinsky entrò alla casa bianca e diede vita al sexgate più famoso della storia. In quel caso la Lewinsky fu vittima di quello scandalo tanto quanto il presidente, ed è stata coinvolta in uno degli intrecci politici più controversi nella storia della Casa Bianca. Ma non è l’unica a essere stata usata per sovvertire i poteri all’interno dello Studio Ovale. Nella storia recente, di qualche mese fa, la repubblicana Katie Hill è stata costretta alle dimissioni perché in una relazione romantica (e sessuale) con suo marito e un’altra donna; di questa storia sono stati diffusi dai giornali e blog online, foto e messaggi privato alquanto espliciti.
A tal proposito, il discorso di Monica Lewinsky al TED è qualcosa che tutti dovrebbero vedere, soprattutto le nuove generazioni, perché è un discorso che arriva da chi è passato attraverso la sua umiliazione pubblica e non sapeva se ne sarebbe uscita. Perché, a volte, l’unica soluzione a un’umiliazione di questa portata, pare essere il suicidio. Se non vuoi perderti gli approfondimenti sugli argomenti dei miei libri, iscriviti alla newsletter. Ne riceverai una a settimana, niente spam, promesso.
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AutoreMoglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana. Seguimi su:Archivi
September 2024
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