ERIKA VANZIN
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Internet e revenge porn

28/5/2020

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Nel post della settimana scorsa parlavo della violazione della privacy da parte di utenti che frequentano i social network e che postano senza il consenso immagini o fatti di terze persone. In particolare ho parlato delle conseguenze a dir poco disastrose del post su TikTok di uno studente di un college americano che ha portato al licenziamento del professore coinvolto a sua insaputa. La colpa del professore in questione è stata quella di guardare un sito porno, cosa del tutto legale e soprattutto privata ma che è finita su tutte le prime pagine dei giornali.
Guardare un porno non è reato (per lo meno non nella maggior parte dei paesi) a patto che le persone coinvolte siano adulti consenzienti e del tutto consapevoli che quelle immagini e video finiscono online a disposizione di tutti. Il rovescio della medaglia, e il problema che ne consegue, è che a volte questi siti raccolgono video amatoriali che non hanno il consenso alla distribuzione da parte delle persone ritratte (generalmente una delle due parti non è coinvolta nella decisione di distribuirlo).
​Il termine “revenge porn” è nato per descrivere proprio questo fenomeno, ovvero quello di distribuire foto o video online del proprio partner sessuale a sua insaputa, con lo scopo di “vendicarsi” della fine di una relazione o per semplicemente danneggiare o ricattare l’altro. Spesso il partner ripreso è consenziente nell’atto di filmarsi in momenti intimi della sua relazione, ma a volte questo viene fatto da uno dei due all’insaputa dell’altro. Anche se usato ampiamente, il termine “revenge porn” non è forse il più adatto a coprire tutte le sfumature di questo fenomeno che sta dilagando ultimamente, ma che sono anni che viene usato per ottenere ciò che si vuole dalle persone, che sia vendetta, umiliazione, o giochi di potere.
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Photo by Andrew Neel on Unsplash
Il sesso reso pubblico viene spesso usato da ex mariti o fidanzati (un po’ meno frequentemente da ex mogli o fidanzate) per umiliare l’altra persona per la fine della relazione (da qui il termine “revenge porn”), altre volte viene usato semplicemente per ottenere qualcosa da qualcuno. Banalmente viene usato come ricatto. A più ondate in passato, ci sono stati episodi in cui hacker hanno rubato foto di nudo, o addirittura video intimi, di persone famose (generalmente attori o attrici che avevano particolarmente da perdere in termini di immagine pubblica) e minacciato di renderle pubbliche; alcune minacce non sono mai state rese reali, altre volte il materiale è stato fatto girare e messo in risalto dalla stampa. In tutti i casi, le persone coinvolte sono state costrette a prendere in mano la situazione per scusarsi o giustificare quelle foto, affrontando l’umiliazione personale di aver fatto qualcosa di sbagliato agli occhi del pubblico.
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Photo by David Everett Strickler on Unsplash
​Ma se pensate che questo espediente sia usato soltanto per vendetta e soltanto nell’epoca dei social network, è un’idea da riconsiderare. Era il lontano 1995 quando Monica Lewinsky entrò alla casa bianca e diede vita al sexgate più famoso della storia. In quel caso la Lewinsky fu vittima di quello scandalo tanto quanto il presidente, ed è stata coinvolta in uno degli intrecci politici più controversi nella storia della Casa Bianca. Ma non è l’unica a essere stata usata per sovvertire i poteri all’interno dello Studio Ovale. Nella storia recente, di qualche mese fa, la repubblicana Katie Hill è stata costretta alle dimissioni perché in una relazione romantica (e sessuale) con suo marito e un’altra donna; di questa storia sono stati diffusi dai giornali e blog online, foto e messaggi privato alquanto espliciti.
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Photo by Dainis Graveris on Unsplash
​Esistono leggi che condannano il revenge porn. In Italia si può essere condannati da uno a sei anni di prigione e fino a quindicimila euro di multa per la diffusione di questo tipo di materiale, ma una condanna, purtroppo, non cancella il danno fatto a quella persona. In un’epoca in cui non si può praticamente più cancellare nulla da internet, una volta che viene attuata questa forma di vendetta, la persona coinvolta avrà la sua vita cambiata per sempre. Monica Lewinsky ha una pagina di Wikipedia dedicata al sexgate e al sesso orale che ha praticato.
​Nessuna legge potrà mai cancellare l’umiliazione pubblica di una persona, nessuna condanna potrà mai riportare la vita di una persona a prima dell’umiliazione. L’unico modo per fermare una cosa del genere è non dare valore allo scandalo. Quando lo scandalo non porta più milioni di click su un sito, quel sito perde valore, la pubblicità su quel sito perde valore, e anche lo scandalo perde valore.
​A tal proposito, il discorso di Monica Lewinsky al TED è qualcosa che tutti dovrebbero vedere, soprattutto le nuove generazioni, perché è un discorso che arriva da chi è passato attraverso la sua umiliazione pubblica e non sapeva se ne sarebbe uscita. Perché, a volte, l’unica soluzione a un’umiliazione di questa portata, pare essere il suicidio.

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    Moglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana.

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