ERIKA VANZIN
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Social Network e privacy

21/5/2020

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La settimana scorsa ho parlato nel post di Into the book del fatto che nel primo libro della London Series, “Resta con me”, il protagonista è un personaggio famoso e, per lui, la questione della privacy, può diventare particolarmente fastidiosa. I social network, però, hanno ridotto la privacy anche delle persone normali. Non sto parlando dei nostri dati personali che le società come Facebook raccolgono e usano a scopi lucrativi, sto parlando degli altri utenti che usufruiscono dei social network e che sono in diretto contatto con noi.
​La settimana scorsa leggevo un articolo di un professore di un’università della Florida che è stato costretto a dare le dimissioni dopo che un suo alunno ha condiviso un video della loro lezione online su TikTok ed è diventato virale. Il professore in questione ha condiviso lo schermo del suo computer dove si vede chiaramente una tab del suo browser con un link a un sito porno. Il sito in questione faceva chiaramente riferimento a “universitarie con il seno grosso”. Il ragazzo ha condiviso il video con il chiaro intento di farsi due risate con i suoi follower, il problema, però, è che ha fatto uno zoom sulla faccia del professore, facendo chiaramente vedere di chi si tratta, con il link dell’università per cui insegna ben visibile e poi sulla voce incriminata, postandolo poi online a disposizione di chiunque.
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Photo by Aaron Weiss on Unsplash
​Il video, diventato virale, ha fatto il giro non solo degli studenti di quella università ma anche all’esterno, mettendo l’università stessa nella condizione di aprire un’inchiesta interna per “molestie sessuali”, che ha portato alle dimissioni volontarie del professore. Da qui la notizia prima sul giornale dell’università, con nome e cognome del professore, poi su tutti i giornali nazionali.
​Il ragazzo, intervistato da diversi giornali, ha detto di sentirsi in colpa perché non pensava che il video diventasse virale e la storia assumesse queste dimensioni. ​
Il problema è che il ragazzo non ha pensato alle conseguenze prima di postare un qualcosa di chiaramente privato di un’altra persona, rovinando, di fatto, la vita a un docente che difficilmente troverà ancora lavoro, soprattutto all’università. Il professore si ritrova, infatti, oltre che con la sua faccia e il suo nome a chiare lettere su tutti i giornali nazionali e internazionali, anche con una indagine interna per molestie sessuali. Con un’accusa del genere, non solo sarà estremamente difficile trovare lavoro come docente in qualsiasi scuola, ma sarà dura trovare un qualsiasi lavoro.
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Photo by Nik Shuliahin on Unsplash
​La “colpa” di quel professore è quella di non essere stato abbastanza attento a rimuovere tutto quello che aveva di personale sul computer prima di condividere il desktop durante una lezione accademica. Perché lui non ha molestato nessuna studentessa, non ha avvicinato nessuno per motivi sessuali, non ha neanche fatto accenni o battute poco convenienti o approcci non richiesti o non ricambiati. Guardare siti porno, dove ci sono pornostar o amatori che postano le proprie foto o i propri video, non è illegale; quelle persone sono tutte maggiorenni e consenzienti che hanno deciso di caricare foto e video su quel sito (non sto parlando di quelli caricati inconsapevolmente che meritano tutto un altro post, ma non è questo il caso). Quel professore è stato marchiato a vita perché gli piacciono le ragazze con tanto seno.
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Photo by Annie Spratt on Unsplash
​Il problema è che, fin troppo spesso, si posta online la vita privata di altre persone senza chiedere il permesso. Quante volte vi è capitato di essere taggati o semplicemente apparire in una foto di compleanno, cena, gita o qualsiasi altra attività senza che la persona che l’ha postata abbia chiesto il vostro permesso? Quella persona non l’ha fatto intenzionalmente con la volontà di farvi del male o esporvi, ma a voi potrebbe dare fastidio il fatto di far sapere i fatti vostri agli amici di Facebook di quella persona. Anche quel ragazzino non voleva far del male intenzionalmente a quel professore ma l’ha fatto e il danno che ha creato cambierà radicalmente la vita di una persona. ​
​Una volta postato qualcosa online, che sia una cosa buona o brutta, non si potrà più eliminare, non si potrà più tornare indietro, non si potrà più rendere privato qualcosa che è stato reso pubblico. Anche se si finisce di fronte a un giudice e questo fa rimuovere ciò che è stato messo online o anche semplicemente ci si rivolge a Facebook facendo rimuovere la foto o video, comunque quello che è stato messo online è stato visto, commentato, condiviso ed esposto a chi non abbiamo scelto per condividere la nostra vita privata.
​La mia preoccupazione sui social network, in questo momento, non è come Facebbok userà i miei dati di navigazione per propormi pubblicità targettizzate secondo i miei cookies, ma di come le persone attorno a me esporranno online la mia vita privata senza avere prima chiesto il mio consenso. Che questo accada attraverso una foto, un video, o semplicemente attraverso commenti che richiamano alla vita privata, il problema dei social network non sono i dati che raccolgono ma quello che i nostri amici decidono di condividere senza il nostro permesso.

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    Moglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana.

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