La settimana scorsa ho parlato nel post di Into the book del fatto che nel primo libro della London Series, “Resta con me”, il protagonista è un personaggio famoso e, per lui, la questione della privacy, può diventare particolarmente fastidiosa. I social network, però, hanno ridotto la privacy anche delle persone normali. Non sto parlando dei nostri dati personali che le società come Facebook raccolgono e usano a scopi lucrativi, sto parlando degli altri utenti che usufruiscono dei social network e che sono in diretto contatto con noi. La settimana scorsa leggevo un articolo di un professore di un’università della Florida che è stato costretto a dare le dimissioni dopo che un suo alunno ha condiviso un video della loro lezione online su TikTok ed è diventato virale. Il professore in questione ha condiviso lo schermo del suo computer dove si vede chiaramente una tab del suo browser con un link a un sito porno. Il sito in questione faceva chiaramente riferimento a “universitarie con il seno grosso”. Il ragazzo ha condiviso il video con il chiaro intento di farsi due risate con i suoi follower, il problema, però, è che ha fatto uno zoom sulla faccia del professore, facendo chiaramente vedere di chi si tratta, con il link dell’università per cui insegna ben visibile e poi sulla voce incriminata, postandolo poi online a disposizione di chiunque.
Il problema è che il ragazzo non ha pensato alle conseguenze prima di postare un qualcosa di chiaramente privato di un’altra persona, rovinando, di fatto, la vita a un docente che difficilmente troverà ancora lavoro, soprattutto all’università. Il professore si ritrova, infatti, oltre che con la sua faccia e il suo nome a chiare lettere su tutti i giornali nazionali e internazionali, anche con una indagine interna per molestie sessuali. Con un’accusa del genere, non solo sarà estremamente difficile trovare lavoro come docente in qualsiasi scuola, ma sarà dura trovare un qualsiasi lavoro. La “colpa” di quel professore è quella di non essere stato abbastanza attento a rimuovere tutto quello che aveva di personale sul computer prima di condividere il desktop durante una lezione accademica. Perché lui non ha molestato nessuna studentessa, non ha avvicinato nessuno per motivi sessuali, non ha neanche fatto accenni o battute poco convenienti o approcci non richiesti o non ricambiati. Guardare siti porno, dove ci sono pornostar o amatori che postano le proprie foto o i propri video, non è illegale; quelle persone sono tutte maggiorenni e consenzienti che hanno deciso di caricare foto e video su quel sito (non sto parlando di quelli caricati inconsapevolmente che meritano tutto un altro post, ma non è questo il caso). Quel professore è stato marchiato a vita perché gli piacciono le ragazze con tanto seno.
La mia preoccupazione sui social network, in questo momento, non è come Facebbok userà i miei dati di navigazione per propormi pubblicità targettizzate secondo i miei cookies, ma di come le persone attorno a me esporranno online la mia vita privata senza avere prima chiesto il mio consenso. Che questo accada attraverso una foto, un video, o semplicemente attraverso commenti che richiamano alla vita privata, il problema dei social network non sono i dati che raccolgono ma quello che i nostri amici decidono di condividere senza il nostro permesso. Ti è piaciuto questo post? Se non vuoi perderti gli approfondimenti sugli argomenti dei miei libri, iscriviti alla newsletter. Ne riceverai una a settimana, niente spam, promesso.
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AutoreMoglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana. Seguimi su:Archivi
September 2024
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