Il 16 aprile 2020 in questo post, scrivevo di come il colore della pelle può determinare le opportunità che la persona ha per il proprio futuro. Poco più di un mese dopo mi ritrovo a scrivere un post di come il colore della pelle decide se vivi o muori. In una recensione fatta a “La giara delle imperfezioni” su Amazon una ragazza ha scritto: “Non mi è piaciuto che i bulli bastardi non avessero la punizione che meritavano”. La frase mi ha fatto riflettere molto, perché l’ho letta mentre fuori dal mio palazzo qui a Seattle si scatenavano le proteste per la morte di George Floyd, un uomo di colore ucciso dal poliziotto bianco che lo stava arrestando. Il problema è che spesso, se sei bianco, ricco e privilegiato, non vieni punito per i crimini che commetti. È una realtà che, purtroppo, va al di là della violenza della polizia in alcune parti degli Stati Uniti. La repressione della polizia, in alcuni stati e in alcune città, è talmente evidente nei confronti della popolazione di colore che è quasi surreale. Ma il problema di fondo, però, non si ferma alla violenza di chi indossa una divisa, nel senso che il poliziotto che è in strada riceve pressioni per una determinata linea di condotta dai suoi superiori. Quando poi questi poliziotti esagerano e superano un limite uccidendo le persone, allora ci sono processi farsa e indagini interne di facciata che li rimettono in strada in pochi mesi.
Le rivolte che stanno scuotendo molte città degli Stati Uniti, in questo momento, hanno attirato l’attenzione su un problema che da anni le comunità di colore stanno cercando di portare alla luce ma che sono sempre passate in sordina: la violenza della polizia nei confronti della loro comunità. Queste proteste, però, devono essere solo l’inizio, non delle grida che tra qualche mese andranno a sopirsi come ogni volta. Il cambiamento è lungo, ci vorranno anni e una nuova generazione per fare davvero la differenza, ma si può cambiare.
Si può cambiare convincendo le persone ad andare a votare a far capire loro l’importanza di tutte le voci, anche quando ci sembra che la nostra non possa fare la differenza. Quando dalle alte cariche dello stato c’è un incitamento all’odio, alla paura del diverso, alla discriminazione in base al colore della pelle, il clima che si crea tra la popolazione è quello di diffidenza, paura, che spesso degenera nella violenza. È la popolazione che ha il potere di cambiare questo clima, andando a votare, mandando a casa le persone tossiche e nocive che controllano le nostre vite e il nostro futuro.
Se pensate che la cosa non vi riguardi, perché tanto in Italia la polizia non si comporta allo stesso modo che negli Stati Uniti, ricordatevi che l’oppressione delle minoranze avviene in tanti modi, magari non è il colore della vostra pelle ad essere il problema, ma il vostro orientamento sessuale o la religione che scegliete. Il razzismo non è solo un poliziotto bianco che uccide un uomo di colore, il razzismo è anche lasciare una barca in mezzo al mare per il colore della pelle dei suoi occupanti. E se pensate che “All lives matter” ricordatevi che potete permettervi di dirlo senza un cartello in mano e la polizia che vi carica coi lacrimogeni, perché siete nati bianchi e con dei privilegi. “Black lives matter”, purtroppo, non contano ancora abbastanza da non morire sotto la pressione del ginocchio di un poliziotto bianco.
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AutoreMoglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana. Seguimi su:Archivi
August 2024
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