Ne “la giara delle imperfezioni” tratto un aspetto della vita moderna che non sempre è chiaro e palese di fronte ai nostri occhi ma che, se viene sottovalutato, può condizionare la vita di molti adolescenti. Parlo del gap tecnologico generazionale che ci divide dalle generazioni più giovani. Con l’evolvere della tecnologia, il rischio di diventare obsoleti agli occhi degli adolescenti è sempre più concreto e soprattutto rapido. È un problema questo? In fin dei conti anche noi, quando eravamo ragazzini, vedevamo i nostri genitori e nonni come “i vecchi”, coloro che non riuscivano a capirci perché di un’altra generazione. La differenza fondamentale, però, rispetto a questi anni, era che la nostra unica fonte di informazione e certezza, era quella che ci veniva insegnato da loro. Al giorno d’oggi i ragazzi, attraverso internet, hanno accesso a tutte quelle informazioni che gli adulti, per mancanza di tempo o di coraggio, non spiegano loro. I ragazzi al giorno d’oggi sono più svegli, riescono ad accedere a informazioni che noi non sappiamo nemmeno esistono sul web, e soprattutto lo fanno di nascosto dagli adulti. Il problema è che, essendo ragazzi, mancano di quell’esperienza e quella malizia che hanno gli adulti nel riconoscere i pericoli quando si presentano. Un adulto che non sta al passo con la tecnologia è un adulto tagliato fuori dalla vita dei propri figli e, soprattutto, sarà qualcuno a cui quei ragazzi non chiederanno mai consigli. Basta pensare all’età media dell’utilizzo dei social per capire di che cosa sto parlando. Tutta la nuova generazione ha abbandonato Facebook in favore di Instagram o TikTok, questo perché dentro a Facebook ci sono i loro genitori che chiedono loro l’amicizia e li controllano.
Quella persona ignora un intero mondo che il ragazzino conosce e lo bolla come stupido. Non solo non sa che esistono interi campionati (nazionali e mondiali!) di gente che gioca online, che in alcune parti del mondo il gioco online è considerato uno e-sport e che c’è gente che riempie gli stadi per vedere la propria squadra che gioca, ma non sa nemmeno che quel ragazzino che era fissato di fronte a uno schermo, stava probabilmente chattando con qualche suo coetaneo online, mentre guardavano la stessa cosa. Il fatto che un ragazzino stia davanti a uno schermo non significa che sia isolato, anzi, spesso e volentieri ha una vita sociale ben più attiva della nostra, solo che noi non lo vediamo. Quella stessa persona ha bollato come stupidi gli Youtuber che il ragazzino segue, senza nemmeno porsi il problema del perché lui li stia seguendo. Perché questi fenomeni di internet hanno così presa sui ragazzi giovani? Perché in qualche modo parlano la stessa lingua, una lingua che gli adulti che stanno attorno a loro considerano, appunto, “stupida”. In mezzo ai video che diventano virali perché divertenti, questi ragazzi che stanno di fronte a una telecamera, fanno vedere alcuni scorci della loro vita che è esattamente come quella dei ragazzini che stanno dietro un computer a seguirli. Hanno gli stessi problemi, spesso e volentieri si mettono a nudo di fronte a milioni di follower e, quando fanno qualcosa di sbagliato, sono gli stessi follower a chiamarli in causa e a non farsi problemi a dire che hanno sbagliato. Dentro a quelle comunità ci sono regole non scritte, rapporti che gli adulti faticano a vedere ma che esistono e, bollarli come stupidi, non allontana il ragazzino da internet ma, al contrario, isola noi dal ragazzino.
Mettere una password al computer perché i figli non accedano ai porno e poi non spiegare loro come fare l’amore, non ha risolto il problema dell’educazione sessuale, ha creato una generazione di ventenni con ansia da prestazione, un aumento dei casi di HIV tra i giovanissimi e gravidanze tra gli adolescenti. Gli adolescenti avranno sempre accesso ai porno, che noi volgiamo ammetterlo oppure no, avere il coraggio di parlare di sesso con loro può salvare delle vite. Sono gli adulti che devono spiegare ai ragazzi come si usa un preservativo, come si fa sesso e che i sentimenti sono parte integrante di quello che succede tra le lenzuola, anche se questo è imbarazzante e va fuori dalla nostra comfort zone. Siamo noi gli adulti, a noi non è concessa una comfort zone, quando si tratta di educare i figli. La realtà è che stiamo crescendo una generazione di maschi che crede che avere un pene enorme e che durare per ore a letto sia lo standard a cui devono aspirare, e dall’altro ragazze che pensano che per conquistare un uomo sia necessario usare pose ammiccanti e provocanti nelle foto che postano online. Stiamo crescendo una generazione di ragazzi che non sa come gestire i propri sentimenti perché nessuno l’ha mai insegnato loro, che non ha il coraggio di chiedere al partner di usare il preservativo perché è più rassicurante l’idea di affrontare una malattia o una gravidanza indesiderata piuttosto che ammettere di essere impreparati ad affrontare il sesso in maniera responsabile.
I ragazzi hanno accesso a siti dove ti insegnano come progettare una strage in un liceo, altri siti in cui ti insegnano tecniche e comportamenti per nascondere disturbi alimentari come anoressia o bulimia, comunità dove persone autolesioniste si supportano l’una con l’altra con consigli su come fare a ferirsi senza essere scoperti. Ci sono intere comunità in cui in maniera anonima i ragazzi possono parlare della depressione che li affligge cercando supporto e conforto tra le persone normali e non dagli specialisti che potrebbero aiutarli a superare i loro problemi. Gli adulti hanno questa concezione che i ragazzi siano isolati di fronte ai loro computer, che non abbiano relazioni di nessun genere, perdendo completamente di vista il fatto che i ragazzi non sono isolati, sono ben inseriti in una comunità online dove cercano aiuto per i loro problemi. Internet è la risorsa a cui si rivolgono quando hanno bisogno di aiuto. Il fatto che i ragazzi stiano crescendo senza una direzione precisa, non è colpa di internet, è colpa degli adulti che non hanno capito che hanno bisogno di evolversi per poter essere genitori. Se sei arrivato a leggere fino a qui, significa che l'articolo ti è piaciuto e ti ringrazio molto per l'apprezzamento. Se vuoi saperne di più sui miei libri e vuoi ricevere maggiori approfondimenti, iscriviti alla newsletter. Ti manderò una volta a settimana una mail con le novità, niente spam.
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AutoreMoglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana. Seguimi su:Archivi
September 2024
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