ERIKA VANZIN
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Gli effetti collaterali del cambiamento climatico

27/2/2020

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Scott Brown, protagonista maschile de “la giara delle imperfezioni”, è un ragazzo ricco di New York discendente di una famiglia a capo di un grande impero. L’azienda fondata dalla famiglia della madre si occupa di energie rinnovabili, quindi di impianti che utilizzano principalmente sole e vento per produrre energia ecosostenibile. Una missione, la loro, molto importante ma che a volte non viene avvertita come un valore aggiunto ma piuttosto una minaccia.
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Photo by Hello I'm Nik 🍌 on Unsplash
Scott si trova a scontrarsi con la realtà del paese dove si trasferisce in cui una parte delle famiglie della comunità, si sostengono grazie al lavoro di estrazione del petrolio e di gas naturali presenti nella parte nord-ovest dello stato. La famiglia di Scott, viene dunque vista più come una minaccia all’economia di quelle famiglie piuttosto che una risorsa per l’intero pianeta.
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Photo by Sam Epodoi on Unsplash
La posizione di preoccupazione delle persone che abitano quel paesino è molto semplice da capire. Quando si parla di cambiamento climatico, si pensa subito allo scioglimento dei ghiacciai, agli incendi che devastano l’Australia, alle piogge torrenziali che provocano inondazioni in qualche parte remota del mondo. Sono tragedie che, per chi vive in un tranquillo paesino nel bel mezzo degli Stati Uniti (o di qualsiasi altro stato non colpito così pesantemente da quegli eventi), si consumano attraverso lo schermo di un televisore, come un film che, per quanto tragico possa essere, non tocca la quotidianità di chi non vive in prima persona quell’evento. ​Sono statistiche, numeri, ricerche troppo lontane dalla vita di tutti i giorni per riuscire ad afferrarne davvero la gravità.
Sono tragedie che [...] si consumano attraverso lo schermo di un televisore, come un film che, per quanto tragico possa essere, non tocca la quotidianità di chi non vive in prima persona quell’evento.
Nonostante siamo tutti ormai convinti che il problema del cambiamento climatico sia una questione che ha superato da anni la soglia della serietà ed è diventato vera e propria emergenza, quando si tratta di fare qualcosa nella vita di tutti i giorni per agire concretamente sul problema, le difficoltà che ne scaturiscono non sono da sottovalutare. Pensare concretamente di abbandonare, ad esempio, i combustibili fossili per energie alternative porta a implicazioni nella vita delle persone che non sono di così facile soluzione.
Proviamo a immaginare che un uomo di cinquantacinque anni lavori da sempre come operaio in un impianto per l’estrazione del petrolio. Nel giro di qualche anno, l’azienda per cui lavora decide di chiudere lo stabilimento perché è più remunerativo pensare di usare le risorse per un qualche progetto di energia rinnovabile piuttosto che quella petrolifera. Quell’uomo si ritrova da un giorno all’altro senza un lavoro e con una specializzazione tale che non gli permette di trovare facilmente un altro impego.
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Photo by Adam Thomas on Unsplash
Mentre un giovane ha il tempo e le risorse per reinventarsi in un altro mestiere, chi si ritrova a pochi anni dalla pensione, senza un lavoro e con delle competenze obsolete, il problema che si trova di fronte può essere molto grave. Ogni volta che c’è un cambiamento, più o meno epocale (non serve andare alla ricerca delle rivoluzioni industriali, basta pensare ai lavori che esistevano fino a vent’anni fa ma che sono stati sostituiti da tecnologie che non richiedono più l’intervento da parte dell’uomo come il centralinista telefonico o il casellante autostradale), bisogna essere consapevoli che ci lasciamo necessariamente indietro qualcuno: chi non ha più l’età o la capacità di adattarsi a quel cambiamento, o chi semplicemente non lo vede arrivare e ne rimane travolto. Se pensiamo a industrie enormi come quella petrolifera, la portata di questi cambiamenti si ripercuote su migliaia di famiglie che perdono la maggior parte dei loro introiti faticando a trovare valide alternative. È capitato quando la fonte principale di combustibile fossile è passata dal carbone ad altri tipi di combustibile. I minatori che lavoravano in quelle miniere, che fine hanno fatto? I giovani probabilmente si sono adattati a imparare un altro lavoro, ma i vecchi, quelli che erano a un passo dal ritirarsi a vita più tranquilla, che fine hanno fatto? Chi si è preso l’onere, anche economico, di insegnare loro un nuovo lavoro che di lì a poco avrebbero abbandonato? La verità è che molti di quei minatori hanno si sono ritrovati in  poco tempo a fare la fame.
...bisogna essere consapevoli che ci lasciamo necessariamente indietro qualcuno: chi non ha più l’età o la capacità di adattarsi a quel cambiamento...
La rabbia degli abitanti di quel paesino, che ho descritto nel romanzo, verso chi cerca di rendere il mondo un posto migliore, non rappresenta una mancanza di volontà di salvare un ecosistema che sta cadendo a pezzi, ma la paura di ritrovarsi a fare la fame da un giorno all’altro. ​​
Al giorno d’oggi l’avanzamento della tecnologia è così rapido che rimanere al passo con i nuovi lavori diventa via via più difficile e il gap tra chi riesce ad aggiornarsi e chi rimane indietro diventa di anno in anno sempre più grande. Il problema è che molto spesso la società non è preparata ad assistere chi, per forza di cose, non riesce più a rientrare nel mercato del lavoro e si ritrova a non potersi più sostenere economicamente per vivere in maniera dignitosa ( non sto parlando di lusso ma di mantenersi un tetto sulla testa).
Ho voluto, nel mio libro, mettere Scott nella condizione di scontrarsi con questa realtà, perché dal mio punto di vista questo problema sta avendo un impatto nella nostra società che ancora non riusciamo ben a focalizzare. Siamo arrivati al punto in cui siamo costretti a cambiare la direzione che dobbiamo dare alle nostre priorità per cambiare il pianeta, ma siamo pronti ad affrontare l’impatto che questi cambiamenti avranno inevitabilmente sulla nostra società?

Grazie per essere arrivato a leggere fin qui, significa che hai apprezzato l’articolo e questo mi fa molto piacere. Se vuoi saperne di più su quello che penso e quello che puoi trovare nei miei libri, iscriviti alla newsletter, per ricevere altre notizie. Niente spam, promesso.
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    Moglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana.

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