ERIKA VANZIN
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Il corpo della donna non le appartiene

23/4/2020

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​Nelle ultime settimane è salito alla ribalta della cronaca, una notizia che ha fatto accapponare la pelle a chiunque l’abbia letta. In un gruppo di Telegram, più di cinquantamila utenti (maschi) condividevano foto a sfondo sessuale e dati personali di ragazzine ignare di quello che stava succedendo. I commenti che ne venivano fuori erano a dir poco raccapriccianti, dipingendo la donna come carne da macello da scopare o, se reticente, violentare. Con questo post non voglio entrare nel merito dell’esistenza di questo gruppo, che spero vivamente porti gli utenti che vi partecipavano in un’aula di tribunale, ma volevo fare un ragionamento che parte da questa visione della donna.
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Photo by Sharon McCutcheon on Unsplash
​Ne “la giara delle imperfezioni” la madre di Daisy, e la protagonista di conseguenza, era considerata in paese come una prostituta per il semplice fatto che ha avuto una figlia fuori dal matrimonio, aggravato dal fatto che non ha mai detto il nome del padre. In un altro mio post precedente ho raccontato la storia della madre di Daisy, che si è sorbita le accuse della gente, pur avendo avuto uno solo uomo in vita sua. Non dieci o cinquanta, uno, eppure questo non ha fermato la gente dal mettere il naso nella sua vita sessuale.
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Photo by Alexander Krivitskiy on Unsplash
​Il problema che però vedo che ancora persiste nel 2020, non è tanto il fatto delle chiacchiere della gente, è che siamo rimasti a una mentalità in cui bisogna sindacare sulla vita sessuale di una donna. Se una donna ha tanti partner sessuali, allora è una facile, una prostituta. Senza andare a prendere i casi estremi del gruppo di Telegram, dove trattano le donne come oggetti di proprietà e non esseri umani, il concetto percepito come sano di vita sessuale è ben diverso tra maschi e femmine.
​In una mia recensione di qualche giorno fa, vi ho parlato di Credence di Penelope Douglas. In quel libro la ragazza protagonista è indecisa fra tre uomini, con cui ha rapporti, anche spinti, in un arco di tempo molto breve. I commenti fatti a questo libro da alcune donne sono impietosi. Lei è una “puttana” che si concede a tutti. Dei tre uomini che sono con lei, neanche nemmeno un accenno. La realtà di quel libro, invece, è che sono quattro adulti, consenzienti e perfettamente consapevoli di quello che sta succedendo perché non c’è stato nessun sotterfugio, nessuna menzogna, è stato tutto molto chiaro fin da subito ai quattro protagonisti di questo libro. “Quella facile”, però, era lei, i tre maschi della situazione neanche vengono nominati.
La cosa che più mi ha fatta imbestialire, in tutto questo, è che tutti i commenti arrivano dalle donne. Non c’è un solo commento di un uomo.
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Photo by Andrew Neel on Unsplash
​Non è la prima volta che mi capita di vedere questa cosa, anche su Wattpad, social frequentato principalmente da ragazzine giovani, i commenti sono spesso gli stessi, soprattutto nei New Adult Romance dove la protagonista scopre per la prima volta il sesso e lo pratica spesso e volentieri con il ragazzo per cui ha una cotta. I commenti più delicati che si possono trovare sono “eccone un’altra che passa da santa a puttana”. ​
​Una donna a cui piace fare sesso e che lo fa, esattamente come un uomo, non è accettabile nella nostra società. È ancora impensabile che una donna che ​ha tanti partner sessuali prima del matrimonio, sia una persona rispettabile e appetibile per un eventuale uomo con cui mettere su una famiglia.
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Photo by Kendra Allen on Unsplash
​Leggevo qualche anno fa (un paio, sto parlando del 2018, non del 1990) una ricerca che sosteneva che il 70% delle donne mente al marito riguardo al numero di partner che ha avuto prima di incontrare lui. La ragione riportata era molto semplice: le donne si vergognano e hanno paura di essere giudicate o addirittura lasciate dal marito stesso.
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Photo by Anthony Tran on Unsplash
​Siamo cresciuti in una società dove è talmente normale giudicare la donna per la sua sessualità che le donne stesse si sentono in colpa per vivere in maniera libera un rapporto con un uomo. Fin da bambine cresciamo con esempi di questo, quando ad esempio ci fanno “Il discorso” quello sul sesso. Alle ragazze viene insegnato a “tenersi stretta la virtù” finché non si trova l’uomo giusto, ai fratelli maschi a usare il preservativo per non metterla incinta. Nessuno si è mai posto il problema che quei maschietti, alla fine, ruberanno la virtù di ragazze a cui è stato insegnato di tenersela stretta e che queste ragazze si sentiranno umiliate per quello che ​hanno concesso. Perché non insegnare, semplicemente, sia ai ragazzi che alle ragazze, a rispettare l’altra persona, anche e soprattutto nei momenti di intimità?
​Questa differenza tra uomini e donne mi stava stretta e non la sopportavo a quindici anni e continua a starmi stretta e a infastidirmi a quaranta. La cosa che però mi fa completamente imbestialire è che tra i miei quindici e i quaranta anni, ne sono passati venticinque e la mentalità non è cambiata. Venticinque anni, significa che una nuova generazione è venuta al mondo e ancora stiamo insegnando ai nostri figli che donne e uomini non hanno gli stessi diritti, e le stesse libertà. Stiamo crescendo una nuova generazione di adulti dove gli uomini sono più liberi delle donne e lo stiamo facendo riversando vergogna su quelle donne che decidono di fregarsene della mentalità bigotta e che vivono in maniera libera la loro vita.
​Stiamo lottando per la parità di diritti tra uomini e donne nel campo lavorativo e non ci rendiamo conto che stiamo regredendo tra le mura domestiche. ​

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    Moglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana.

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