ERIKA VANZIN
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Il silenzio che rende complici

26/3/2020

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Uno degli argomenti che tratto ne “la giara delle imperfezioni” è scaturito dall’esigenza di dare un senso a un video che un giornale di tiratura nazionale ha riportato sul suo sito. Era un video di un’aggressione da parte di alcune ragazzine ai danni di una compagna. La cosa che più mi ha sconvolto, a parte la violenza disumana che ne scaturiva, era che le persone attorno erano raggruppate a filmare con i loro telefoni piuttosto che intervenire per aiutare questa ragazzina.
Questa realizzazione mi ha messo più a disagio rispetto all’aggressione stessa. Posso capire che ci possa essere la paura di essere picchiati come la vittima, ma proprio non riesco a comprendere come una persona possa rimanere a filmare il tutto senza chiamare soccorsi. È una cosa che mi ha fatta riflettere perché non è il primo video del genere che compare online e mi ha disturbata parecchio l’indifferenza delle persone.
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Photo by Luz Fuertes on Unsplash
Ne “la giara delle imperfezioni” tratto proprio questo argomento: il silenzio che rende complici. Daisy e Josh sono due persone che fin dalla tenera età sono vessate dal bullismo di cinque persone. Sono solo cinque bulli all’interno di un intero paese che rendono la loro vita impossibile eppure non mi sento di dire con assoluta certezza che sono solo loro che fanno del male ai Daisy e Josh. Quando questi cinque soggetti picchiano Josh a scuola le persone che stanno loro attorno si voltano dall’altra parte e fanno finta di niente.
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Photo by Quinn Buffing on Unsplash
È vero che a fare del male fisico sono solo i cinque bulli, ma qual è il limite oltre il quale anche gli altri diventano complici? Non intervenire quando una persona è in difficoltà ci rende complici tanto quanto quelli che usano i pugni.
Se ci troviamo di fronte a un incidente in macchina appena accaduto e non ci fermiamo (anche solo per chiamare soccorsi perché noi non ci sentiamo in grado di intervenire) andandocene senza accertarci che la persona coinvolta stia bene o meno, è omissione di soccorso. È un reato contro la persona, punito dalla legge.
Non intervenire, anche solo chiamando i soccorsi, quando una persona è in evidente difficoltà a gestire una situazione di bullismo, è altrettanto grave, se non forse di più, perché ci si rende complici di un’aggressione.
Al di là, però, di quello che dice la legge o meno, è grave il fenomeno sociale che permea questo comportamento e mi ha spinta a ragionare su un comportamento che sembra essere maggiormente diffuso rispetto a diversi anni fa: la mancanza di empatia. Forse l’intervenire in difesa delle persone è un valore che non viene più percepito come tale e mi sono chiesta dove può essere andato a perdersi.
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Photo by Ian Espinosa on Unsplash
Non riesco a darmi una risposta alla domanda che mi è uscita spontanea, perché significa andare a studiare un comportamento sociale, per cui non ho mezzi e conoscenze adeguate per are un’analisi, ma mi sono posta il problema di come si possa invertire questa tendenza.
Forse prestando più attenzione verso quello che ci capita attorno, intervenire quando c’è un’ingiustizia, far vedere che siamo presenti, anche solo con un sostegno morale verso quella persona, è un inizio per cambiare le cose. Non potremo forse salvare il mondo, ma dimostrare e dare l’esempio a chi ci sta vicino, che nel nostro piccolo possiamo e dobbiamo fare qualcosa, forse, è il modo per invertire una tendenza che ci sta lentamente portando verso un’indifferenza che tende a isolare le persone.
Sono sempre stata convinta che i gesti, per quanto piccoli, contino molto di più di tanti buoni propositi e che per quanto piccolo possa sembrarci il nostro aiuto, per la persona che lo riceve potrebbe essere il gesto che dà una svolta alla sua vita. Quindi perché rimanere in silenzio quando possiamo davvero fare la differenza nella vita delle persone?

Grazie per essere arrivato a leggere fin qui, significa che hai apprezzato l’articolo e questo mi fa molto piacere. Se vuoi saperne di più su quello che penso e quello che puoi trovare nei miei libri, iscriviti alla newsletter, per ricevere altre notizie. Niente spam, promesso.
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    Moglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana.

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