ERIKA VANZIN
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La pandemia ci ha reso incapaci di insegnare

30/4/2020

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In diversi post che ho pubblicato nella rubrica “into the book” ho parlato sia del ruolo degli insegnanti nella formazione dei ragazzi, che del divario generazionale nell’uso di internet, e ancora della disparità di opportunità che ci possono essere tra i diversi studenti. Ne “la giara delle imperfezioni”, però, non ho preso in considerazione qualcosa come la pandemia che si è abbattuta negli ultimi mesi e che ci ha costretti a cambiare le nostre abitudini. Questa condizione forzata ci ha messi di fronte all’unione dei tre problemi di cui ho già parlato e il risultato è stato che li ha fatti risaltare in maniera spiccata.
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Photo by Element5 Digital on Unsplash
​Un enorme impatto questa pandemia l’ha avuto sicuramente sui ragazzi che hanno dovuto affrontare la scuola in maniera del tutto diversa da quella a cui erano abituati. Ma mentre i ragazzi si sono adattati in fretta, vista la loro familiarità con le tecnologie, dall’altro per i professori non è stata una passeggiata.
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Photo by Laura Chouette on Unsplash
​Mentre alcuni professori sono riusciti a entrare subito nell’ordine delle idee di tenere lezioni online, altri hanno faticato, creando un divario tra quelli che effettivamente sono riusciti a portare avanti il programma e quelli che non ci sono riusciti. A farne le spese sono stati quei ragazzini che non hanno avuto le stesse opportunità di quelli in cui le classi sono continuate regolarmente. È vero, questa è una condizione eccezionale che difficilmente si ripeterà nella carriera scolastica di uno studente, ma è comunque una lacuna che molti si porteranno dietro anche gli anni prossimi. ​
Soprattutto quelli che devono passare da una scuola a quella di grado superiore (dalle medie alle superiori o dalle superiori all’università) quei mesi persi sono importanti per insegnare loro ad affrontare al meglio un cambiamento particolarmente impegnativo della loro vita.
​Un altro problema che è stato subito evidente è che non tutti i ragazzi hanno le stesse disponibilità economiche per poter partecipare alle lezioni. Per poterlo fare, infatti, c’è un requisito di base per poter partecipare che per alcuni può essere un ostacolo insormontabile; non tutti, infatti, possono permettersi un computer o una connessione a internet abbastanza veloce da poter accedere alle videoconferenze. In alcune case non è mai stato possibile aggiungere questo tipo di costi al bilancio familiare ma, mentre andando fisicamente a scuola questo poteva pesare solo in maniera marginale sull’educazione dei figli, con la pandemia questo problema è diventato insormontabile.
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Photo by Markus Spiske on Unsplash
​In un’era dove la tecnologia dovrebbe aiutarci a vivere meglio, a superare barriere fisiche che ci possono essere, come in questo caso un lockdown su scala nazionale, ci si è resi conto che non tutti sono ancora in grado di trarne vantaggio. Questo “test” ci ha messi di fronte al fatto che è ancora ben distante l’epoca in cui potremo studiare nonostante la distanza ci separi fisicamente dal luogo in cui avvengono le lezioni, per lo meno su quelle che non sono le università. A onore del vero ci sono università che da anni permettono di laurearsi completamente online, senza la necessità di presentarsi mai dentro al campus che le ospita fisicamente.
​Questi problemi non sono insormontabili, si possono risolvere investendo sulla formazione degli insegnanti, che sono l’aiuto fondamentale per far crescere i nostri figli, e sulle infrastrutture per mettere a disposizione di tutti una tecnologia che sta diventando sempre più importante per rimanere competitivi con il resto del mondo. Il problema più ostico, però, è che questi investimenti sono di portata mastodontica che solo un governo li può fare. ​
​Un governo che non ha la lungimiranza di mettere tra i primi posti questi aspetti dello sviluppo di un paese, è un governo che affossa le future generazioni, dando ben poca speranza di poter essere competitivi nel mercato del lavoro e, più in generale, rallentando un’economia che potrebbe essere florida. ​

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    Moglie, zia orgogliosa, immigrata, autrice di 15+ romanzi, fervida sostenitrice del “be kind”, amante delle piante ma riesce a ucciderle in meno di una settimana.

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